Oggi, durante la sessione plenaria, il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza la Relazione sull’Action Plan della Commissione Europea sulla protezione degli ecosistemi marini.  

Qui di seguito, l’intervento di Pietro Bartolo durante il dibattito che ha preceduto il voto della relazione.

Grazie presidente

la protezione dei nostri mari e dell’ambiente è qualcosa che mi sta particolarmente a cuore. Non è solo un compito, è una sorta di missione che coinvolge tutti noi e che dobbiamo garantire alle generazioni future.

Facendo questo però non possiamo dimenticare i pescatori, i veri custodi dei nostri mari, i primi a difendere la biodiversità su cui si basa la loro e la nostra fonte di sostentamento. Da pescatore riconosco quanto sia dura la vita del mare e quanta forza e tenacia occorrano per svolgere un lavoro sempre meno ambito.

Con questa risoluzione abbiamo lavorato insieme per garantire per il prossimo futuro una pesca che sia sempre più sostenibile senza però dimenticare quelle che sono le sfide collaterali per una buona gestione della politica della pesca.

Mi riferisco alle sfide poste dai cambiamenti climatici e ai continui disastri ecologici, non da ultimo quello successo in Galizia. Le immagini delle microplastiche che infestano mari e spiagge mi hanno profondamente scosso, questi sono i campanelli d’allarme che non possiamo più ignorare.

Alla Commissione chiediamo di intraprendere la strada dell’equilibrio, quello delineato dalla Politica Comune della Pesca. Le componenti ambientali devono andare di pari passo con quelle sociali ed economiche. 

Una gestione più responsabile della pesca è fondamentale per il futuro del nostro mare. Riconosciamo anche che ogni luogo ha la sua unicità, i pescatori siciliani ne sono testimoni. Dobbiamo lavorare insieme, ascoltando tutti, basandoci sui migliori pareri scientifici e considerando ogni possibile impatto.

Mentre continuiamo sulla strada di una transizione giusta, presidente, dobbiamo anche lavorare a livello internazionale per contrastare la pesca illegale e ingiusta che viene effettuata dai paesi terzi, soprattutto nel Mediterraneo. Collaborare, condividere informazioni e stabilire norme globali più rigide sono passi fondamentali per proteggere i nostri mari e i pescatori, altrimenti i nostri continui sforzi sarebbero vani, e anzi ci danneggerebbero irreparabilmente.

Continuiamo quindi sulla strada di una transizione giusta, ma che sia giusta per tutti e non lasci indietro nessuno.