Strasburgo, 06 febbraio 2024. Buchi neri. Questo sono i Cpr e vanno chiusi.

Dopo l’incendio al Cpr di Milo, nel trapanese, avevo manifestato al quotidiano la Repubblica, edizione di Palermo, tutti i miei timori, dicendo chiaramente quello che penso: e cioé che queste strutture vanno chiuse perché sono #carceri – senza le garanzia che i luoghi di detenzione hanno – per persone che non hanno commesso nessun reato.

La morte di Ousmane Sylla, ventiduenne originario della Guinea, doveva e poteva essere evitata. La psicologa che lo aveva visitato a Trapani aveva consigliato per lui soluzioni diverse dal CPR.
Perché Ousmane è stato invece trasferito al CPR di Ponte Galeria a Roma?

Questa vicenda farà parte del dossier a cui sto lavorando insieme al PD e al mondo associativo per una nuova interrogazione alla Commissione Europea sui CPR.

A settembre ho già presentato un’interrogazione sull’accoglienza in Italia, i CPR e sulla volontà del governo Meloni di costruirne di nuovi, sollevando la questione davanti alla Commissione europea.

La risposta è arrivata a fine gennaio e ribadisce che la normativa italiana non si sottrae in nessun modo a quanto disposto dalle direttive europee tra cui: “individuare i richiedenti asilo vulnerabili con esigenze di accoglienza particolari e tenere conto delle loro situazioni specifiche”. In questo caso non è stato così.

A rendere ancora più preoccupante la situazione dei CPR è la mancanza di qualsiasi elemento di trasparenza: nei CPR può accadere di tutto. Crediamo che ogni Cpr debba avere registri giornalieri delle presenze, dei trasferimenti con l’indicazione della struttura di destinazione e la definizione di una “cartella sanitaria” per ogni singolo ospite. Notizie che dovrebbero essere nella disponibilità immediata insieme ai video di sorveglianza, ai parlamentari e ai legali che svolgono le ispezioni. Oggi così non è.

Pietro Bartolo